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RECENSIONE “Norwegian Wood” di Murakami Haruki

Ciao a tutti,

è arrivato finalmente il momento di parlavi di ‘Norwegian Wood’ di Murakami edito Einaudi. L’ho terminato già da circa due settimane ma solo ora mi son sentita di mettere nero su bianco ciò che questa lettura mi ha lasciato.

norwegian wood

Valutazione: stella pienastella pienastella pienastella pienastella piena

Sinossi

Uno dei più clamorosi successi letterari giapponesi di tutti i tempi è anche il libro più intimo, introspettivo di Murakami, che qui si stacca dalle atmosfere oniriche e surreali che lo hanno reso famoso, per esplorare il mondo in ombra dei sentimenti e della solitudine. Norwegian Wood è anche un grande romanzo sull’adolescenza, sul conflitto tra il desiderio di essere integrati nel mondo degli “altri” per entrare vittoriosi nella vita adulta e il bisogno irrinunciabile di essere se stessi, costi quel costi. Come il giovane Holden, Toru è continuamente assalito dal dubbio di aver sbagliato o poter sbagliare nelle sue scelte di vita e di amore, ma è anche guidato da un ostinato e personale senso della morale e da un’istintiva avversione per tutto ciò che sa di finto e costruito. Diviso tra due ragazze, Naoko e Midori, che lo attirano entrambe con forza irresistibile, Toru non può fare altro che decidere. O aspettare che la vita (e la morte) decidano per lui

Recensione

‘Norwegian Wood’ è stata per me un’enorme soddisfazione. Ho sempre pensato che un autore della portata di Murakami fosse un gradino sopra, una narrativa per me quasi impensabile da capire ed apprezzare. Avevo timore ad iniziare questa opera ma allo stesso tempo ne ero attratta e incuriosita. E proprio parlando in direct su Instagram con una ragazza che lo aveva appena acquistato, mi è venuta voglia di provare. Mi son detta: ma sì, inizio e al massimo se non mi piace lo abbandono.

Così ovviamente non è stato. È stata una sorta di colpo di fulmine già alla lettera iniziale che Murakami lascia ai suoi lettori italiani spiegando che gran parte del libro è stato scritto in Italia. Non so perché ma con quella piccola prefazione Murakami si è avvicinato a me e ho sentito che quel libro sarebbe stata una vera e propria scoperta. Meraviglia è stata quando nella postfazione l’autore ha indicato come data di ultimazione del romanzo proprio la data del mio compleanno, il 27 marzo, di due anni prima che nascessi. Sembra stupido ma ho sentito ancor più mio questo libro.

Ho amato ‘Norwegian Wood’ dall’inizio alla fine. Un concentrato di emozioni e sensazioni che nemmeno io so bene spiegare. L’eleganza di Murakami nell’accostare luoghi e descrizioni ai sentimenti e alle sensazioni è qualcosa di sublime. Nonostante il protagonista Watanabe sia una persona piuttosto apatica, che attende che la vita scelga per lui, è inevitabile non empatizzare con lui. Sin dalle prime pagine mi sono ritrovata al fianco del protagonista, soffrendo, annoiandomi e vivendo con lui. Con tanti romanzi mi è successo di calarmi nei panni dei personaggi ma mai mi era successo in questi termini, in maniera così totalizzante.

La trama è strutturata e sviluppata in maniera molto lineare e pulita. Parecchie sono le scene di intimità che, come tutto il romanzo, non sono mai banali, ed inserite ad arte dove probabilmente non dovrebbero, e proprio queste spesso alzano la portata degli eventi che verranno. La narrazione è a mio parere e secondo mio gusto la narrazione perfetta per eccellenza. Se penso a uno stile di scrittura perfetto penso a ‘Norwegian Wood’. E così, con l’ansia di non capire un romanzo, con il timore di approcciarmi ad un autore di questa fama ho trovato un’opera meravigliosa che mai avrei immaginato.

Di per sé gli avvenimenti che accadono, seppur spesso dolorosi e sconvolgenti ci vengono sempre narrati con una leggera ma profonda malinconia che quasi non ci rendiamo nemmeno conto della portata degli eventi fino a che non arriviamo alla fine. Almeno per me è stato così, sono stata talmente rapita dalla storia che solo dopo aver finito il romanzo ho rielaborato tutta la lettura. Ed è anche per questo che ho aspettato così tanto a parlarvene, perché sentivo di doverci rimuginare sopra per poter assimilare tutta la malinconia e la tristezza racchiusa in queste pagine.

Si parla di vita e di morte e il confine tra le due cose è davvero molto sottile; di malinconia, solitudine, dolore, lutto e problemi psicologici. Si affrontano temi molto importanti in un modo molto singolare e mai banale. Ho sempre sentito dire che Murakami o lo si ama o lo si odio: io assolutamente lo amo e spero durante questo nuovo anno di recuperare e leggere altre sue opere. Quindi, se siete amanti ed esperti di Murakami si accettano consigli su altri titoli da leggere.

Qui in sette anni di gente ne ho vista andare e venire tanta, perciò ormai sono un’esperta. Conosco la differenza tra le persone che sanno aprire il loro cuore, e quelle che non sanno farlo. Tu sai aprirlo. Ma solo quando dici tu, beninteso. – E se uno lo apre cosa accade?

Sempre senza posare la sigaretta Reiko appoggiò le mani sul tavolo e con aria divertita disse: -Si guarisce-. La cenere cadde sul tavolo ma lei non ci fece caso.

Spero di avervi incuriositi e se lo avete letto fatemi sapere cosa ne pensate.

A presto.

-Federica-

 

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